Le attiviste del movimento Femen sfilano seminude. Attraggono i media. Ed ora puntano ad espandersi in Europa.
Amano sfilare in topless, o in bikini, magari coperte di fango per attirare maggiore attenzione. Sono conosciute nel loro paese, l’ Ucraina, ma ora vogliono espandersi in tutta Europa. Si tratta del movimento femminista Femen, un gruppo di attiviste fondato nel 1991 da Anna Hustol con una campagna contro l’esplosione della prostituzione e turismo sessuale nel paese ucraino, e che a vent’anni di distanza fa parlare di sè oltre i confini nazionali anche per le sue inconsuete manifestazioni. La popolarità di Femen è cresciuta e il numero di battaglie si è ampliato.
Dovunque, dalla tv alle riviste, si vedono donne nude che vendono qualcosa. Noi pensiamo che non si debba mostrare il corpo per quello, ma per protestare e lottare”. Femen conta circa 40 attiviste disposte a manifestare semi nude, è composto da 300 membri ed ha 30mila sostenitori online. E’ presente in cinque città dell’Ucraina, ed ha intenzione di radicarsi anche in Polonia, in tempo – si spera – per il campionato europeo di calcio del prossimo anno.
Inna Shevchenko, una dei protavoce dell’associazione racconta: “Inizialmente non avevamo intenzione di protestare in topless, ma ci siamo rese conto che dovevamo fare qualcosa di radicale per far sì che qualcuno ci aiutasse e per attrarre finanziamenti.
Dovunque, dalla tv alle riviste, si vedono donne nude che vendono qualcosa. Noi pensiamo che non si debba mostrare il corpo per quello, ma per protestare e lottare”. Femen conta circa 40 attiviste disposte a manifestare semi nude, è composto da 300 membri ed ha 30mila sostenitori online. E’ presente in cinque città dell’Ucraina, ed ha intenzione di radicarsi anche in Polonia, in tempo – si spera – per il campionato europeo di calcio del prossimo anno.
“Il nostro governo ha fatto di tutto per sviluppare il turismo sessuale – denuncia – Non è necessario un visto per venire qui in Ucraina. La prostituzione è illegale, ma nel centro di Kiev ci sono tanti bordelli, la polizia li conosce. E non fa niente”. Maria Mayerchyk, dell’ Università di Leopoli, considera Femen “un fenomeno positivo, radicale e importante, in grado di sollevare questioni sociali”. La sua nascita è stata una sorta di reazione femminista: l’uguaglianza tra i sessi era vista come una preoccupazione nell’era socialista. Inna dice: “Non volevamo essere femministe tradizionali, un’organizzazione che redige documenti e fa poco più. Abbiamo bisogno di attivisti che urlano e lasciano i propri abiti per strada”.
Fonte:Giornalettismo
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